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Sentirsi chiedere dalla cassiera se vogliamo i "bollini" è diventata una consuetudine nel paesaggio della nostra grande distribuzione. Non servono a ottenere sconti, ma ad aiutare la scuola dei propri figli a ricevere tecnologia e materiali di consumo. Il fatto non riguarda solo il marketing, ma anche la ricerca educativa, per almeno tre ragioni: 1) il rapporto tra pubblico e privato, mercato e istruzione, che pone il problema del rapporto della scuola, soprattutto statale, con le aziende. Non si rischia di confondere le ragioni del consumo con la scuola? 2) Le consapevolezze della scuola, nella quale spesso viene a mancare il rispetto del principio di significatività. Prima ancora di chiedersi cosa serva acquistare, la domanda da porsi è relativa al perché. 3) La grande tradizione educativa nei contesti aziendali, contraddistinta da capitani d'industria mossi da una profonda consapevolezza e sensibilità pedagogica. Nel caso dei programmi di raccolta punti in favore della scuola è interessante misurare quanto di tutto questo sia ancora vivo. Queste ragioni sono alla base del volume, il quale, riflettendo sul percorso di tre protagonisti del retail nel nostro Paese, rappresenta una prima indagine in un campo di ricerca, quello dei rapporti tra la scuola e il mercato nel caso della grande distribuzione, che meriterà nuovi futuri approfondimenti.